L’unica innocenza possibile è di sentirsi colpevoli.
C’è chi
afferma che la forza delle opere d’arte è semplicemente illimitata … e che
l’arte non è limitata da nulla. Alcune forme d’arte contemporanea possono essere
chiamate sfide, ossia una lotta
contro se stessi che acquista in seguito valore sociale se trasformata in
un’opera - letteraria, musicale, visiva - che faccia non solo un effetto
“sensazionale” ma porti a mettere in
discussione comportamenti scontati.
Icona della
performance art, da quarant'anni Marina Abramovic conduce la propria
riflessione sull'arte e sul mondo letteralmente sulla propria pelle, spingendo
il corpo a misurarsi con i propri limiti, anzi a oltrepassarli. Quello della
performance è uno stato mentale, raggiunto il quale il fisico può fare cose che
normalmente non arriverebbe mai a fare.
BALKAN
BAROQUE,
è una delle performance più celebri della storia dell'arte: chi vi ha
assistito, fatica a dimenticare.
Marina Abramovic, nella
sua autobiografia. “Balkan Baroque, non si
riferiva all’arte barocca, ma al barocchismo e alla follia della mentalità
balcanica: il fatto che siamo crudeli e teneri, che siamo in grado di amare e
di odiare appassionatamente, e tutto in una volta sola. La verità è che può
capire la mentalità dei Balcani solo chi ci è nato, o ci ha passato molto
tempo. Capirla da un punto di vista intellettuale è impossibile: emozioni così
turbolente sono incontrollabili come un vulcano. "Comunque su questo pianeta c’è
sempre una guerra da qualche parte, e io volevo creare un’immagine universale che si
riferisse alla guerra in generale."
Per
tutta la durata della performance, Marina Abramovic era li, seduta su un cumulo
di ossa di bue, con indosso una veste bianca, seduta in mezzo a una montagna di
femori di manzo. Trascorreva diverse ore al giorno sopra quella montagna di
femori di manzo sanguinolenti, con brandelli di carne e cartilagine. Per
quattro giorni e per sette ore al giorno, con una grossa spazzola raschiava via
i rimasugli di carne e frattanto canticchiava delle ninne nanne in lingua serba,
smarrita in una specie di rapimento penitenziale. Un fetore stomachevole, la decomposizione della
carne che avanzava col passare delle ore: “in quel
locale senza aria condizionata, nell’umida estate (della Biennale del 1997)
veneziana, le ossa sanguinolente marcirono e si riempirono di vermi, ma io
continuavo a strofinarle; il lezzo era tremendo, come quello di cadaveri sul
campo di battaglia”.
“L'odore subito ti dice senza sbagli quel che ti serve di sapere; non ci sono parole, né notizie più precise di quelle che riceve il naso; perché il senso dell’olfatto, quasi più di ogni altro senso, ha il potere di richiamare i ricordi.”
Io so che se l’odore fosse visibile, come lo è il colore, vedreste davvero l'orrore.
“L'odore subito ti dice senza sbagli quel che ti serve di sapere; non ci sono parole, né notizie più precise di quelle che riceve il naso; perché il senso dell’olfatto, quasi più di ogni altro senso, ha il potere di richiamare i ricordi.”
Io so che se l’odore fosse visibile, come lo è il colore, vedreste davvero l'orrore.
Marina
che in passato si è strappata i capelli, si è sfregiata con lamette e coltelli,
che si è fatta ustionare, percuotere, che ha assunto droghe e psicofarmaci in
presenza del pubblico, non si ferma certo davanti a questo.
A cosa stava
assistendo chi entrava in quella stanza?
L’aria
era satura di impressioni e atmosfere, perché quello che l’artista ricostruisce
è un universo emotivo. Era come avvicinarsi ad una bottega del macellaio abbandonata e con tutta la carne
esposta.....e poi l'odore di un campo di battaglia, di un eccidio. Percezione
di un orrendo massacro.
Entrati
nella sala si capiva che quella della macelleria era solo una delle
associazioni figurate possibili.
Marina
Abramovic, da un lato sembrava Cristo che toglie i peccati dal mondo,
dall'altro spolpava cadaveri come il più ignobile e ripugnante dei persecutori.
Svolgeva un lavoro osceno e come tutti i lavori osceni aveva una logica, un
metodo, degli orari prestabiliti.
L'umanità
va sterminata con ordine, la crudeltà opera dalle ore/alle ore.
Marina
teatralizza il crimine e al tempo stesso cerca di cancellare la colpa. In una
intervista ella dice: “Non si lava via il sangue dalle ossa, cosi come non ci
si pulisce dalla vergogna della guerra”.
Per
tutti i giorni della durata dell'installazione la spazzola ha raschiato
inutilmente: i femori di manzo sono rimasti imbrattati.....come la nostra
coscienza. (anni dopo Fabrizio De Andrè, in una sua canzone canterà “anche se
voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti).
Rimane,
nella testa, il rumore della spazzola sulle ossa e sarà difficile dimenticarlo.
Si conficcherà nel cervello insieme alla puzza, e lavorerà instancabilmente
diventando l'immagine indelebile di ogni possibile carneficina.
Rimane
infine il pianto triste e sconfortato per non essere riusciti a far uscire
fuori il bene necessario, ma anche l'impulso a perseverare. Ogni memoria svanisce del tutto solo se non si ricorda l'odore.
Fatica,
dolore fisico, esercizio alla sopportazione diventano forme di una sorta di
emancipazione-espiazione collettiva, quindi punto di partenza della mente verso
la libertà.
Essere
artista significa innanzitutto assumere il fardello della colpa, riconoscere
dentro di se l'origine del male, interrogare e interrogarsi e lottare contro la
rimozione della storia.
Balkan
Baroque è il modo unico e di assoluto rigore che la Abramovic ha trovato per
raccontare a uomini senza memoria che quanto è successo è una colpa di cui per
sempre resteremo macchiati.
Secondo
molti, questa non è
arte. Ma, che la si voglia considerare arte o meno, di sicuro
fa riflettere: e in questo senso, Marina Abramovic ha ben raggiunto il suo
obiettivo.
Si possono evitare gli e/orrori commessi? Si, con un po di ragione. Ma la ragione da sola non basta se non è affiancata da una solida immaginazione. E allora si che si può immaginare un mondo diverso.
Si possono evitare gli e/orrori commessi? Si, con un po di ragione. Ma la ragione da sola non basta se non è affiancata da una solida immaginazione. E allora si che si può immaginare un mondo diverso.
In un mondo
lacerato, in un mondo che si ostina a fare la guerra, in un mondo in crisi
economica e sociale, in un mondo che sempre più spesso fa paura e toglie aria
ai nostri sogni, abbiamo bisogno di tornare a immaginare un
diverso modo di vivere e di rapportarci gli uni con gli altri. A ricordarci
quanto sia fondamentale tornare a immaginare e ad essere consapevoli che
l’attuale stato delle cose non sia l’unico possibile...........
“Immagina. Nessun
inferno sotto i piedi, sopra di noi solo il cielo“. “Immagina non ci siano paesi. Niente per cui
uccidere e morire e nessuna religione“.
“Immagina un mondo senza possessi, senza necessità di avidità o fame – immagina tutta le gente condividere
il mondo intero“. “Puoi
dire che sono un sognatore ma non sono il solo“.
Immagina tutte le persone condividere ........