domenica 15 luglio 2018

Non dimenticare! Immagina


L’unica innocenza possibile è di sentirsi colpevoli.

C’è chi afferma che la forza delle opere d’arte è semplicemente illimitata … e che l’arte non è limitata da nulla. Alcune forme d’arte contemporanea possono essere chiamate sfide, ossia una lotta contro se stessi che acquista in seguito valore sociale se trasformata in un’opera - letteraria, musicale, visiva - che faccia non solo un effetto “sensazionale” ma porti a mettere in discussione comportamenti scontati.

Icona della performance art, da quarant'anni Marina Abramovic conduce la propria riflessione sull'arte e sul mondo letteralmente sulla propria pelle, spingendo il corpo a misurarsi con i propri limiti, anzi a oltrepassarli. Quello della performance è uno stato mentale, raggiunto il quale il fisico può fare cose che normalmente non arriverebbe mai a fare.

BALKAN BAROQUE, è una delle performance più celebri della storia dell'arte: chi vi ha assistito, fatica a dimenticare.
Marina Abramovic, nella sua autobiografia. “Balkan Baroque, non si riferiva all’arte barocca, ma al barocchismo e alla follia della mentalità balcanica: il fatto che siamo crudeli e teneri, che siamo in grado di amare e di odiare appassionatamente, e tutto in una volta sola. La verità è che può capire la mentalità dei Balcani solo chi ci è nato, o ci ha passato molto tempo. Capirla da un punto di vista intellettuale è impossibile: emozioni così turbolente sono incontrollabili come un vulcano. "Comunque su questo pianeta c’è sempre una guerra da qualche parte, e io volevo creare un’immagine universale che si riferisse alla guerra in generale."


Per tutta la durata della performance, Marina Abramovic era li, seduta su un cumulo di ossa di bue, con indosso una veste bianca, seduta in mezzo a una montagna di femori di manzo. Trascorreva diverse ore al giorno sopra quella montagna di femori di manzo sanguinolenti, con brandelli di carne e cartilagine. Per quattro giorni e per sette ore al giorno, con una grossa spazzola raschiava via i rimasugli di carne e frattanto canticchiava delle ninne nanne in lingua serba, smarrita in una specie di rapimento penitenziale. Un  fetore stomachevole, la decomposizione della carne che avanzava col passare delle ore: “in quel locale senza aria condizionata, nell’umida estate (della Biennale del 1997) veneziana, le ossa sanguinolente marcirono e si riempirono di vermi, ma io continuavo a strofinarle; il lezzo era tremendo, come quello di cadaveri sul campo di battaglia”.
L'odore subito ti dice senza sbagli quel che ti serve di sapere; non ci sono parole, né notizie più precise di quelle che riceve il naso; perché il senso dell’olfatto, quasi più di ogni altro senso, ha il potere di richiamare i ricordi.”
Io so che se l’odore fosse visibile, come lo è il colore, vedreste davvero l'orrore.


Marina che in passato si è strappata i capelli, si è sfregiata con lamette e coltelli, che si è fatta ustionare, percuotere, che ha assunto droghe e psicofarmaci in presenza del pubblico, non si ferma certo davanti a questo.

A cosa stava assistendo chi entrava in quella stanza?

L’aria era satura di impressioni e atmosfere, perché quello che l’artista ricostruisce è un universo emotivo. Era come avvicinarsi ad una bottega del macellaio  abbandonata e con tutta la carne esposta.....e poi l'odore di un campo di battaglia, di un eccidio. Percezione di un orrendo massacro.
Entrati nella sala si capiva che quella della macelleria era solo una delle associazioni figurate possibili.

Marina Abramovic, da un lato sembrava Cristo che toglie i peccati dal mondo, dall'altro spolpava cadaveri come il più ignobile e ripugnante dei persecutori. Svolgeva un lavoro osceno e come tutti i lavori osceni aveva una logica, un metodo, degli orari prestabiliti.

L'umanità va sterminata con ordine, la crudeltà opera dalle ore/alle ore.

Marina teatralizza il crimine e al tempo stesso cerca di cancellare la colpa. In una intervista ella dice: “Non si lava via il sangue dalle ossa, cosi come non ci si pulisce dalla vergogna della guerra”.
Per tutti i giorni della durata dell'installazione la spazzola ha raschiato inutilmente: i femori di manzo sono rimasti imbrattati.....come la nostra coscienza. (anni dopo Fabrizio De Andrè, in una sua canzone canterà “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti).

Rimane, nella testa, il rumore della spazzola sulle ossa e sarà difficile dimenticarlo. Si conficcherà nel cervello insieme alla puzza, e lavorerà instancabilmente diventando l'immagine indelebile di ogni possibile carneficina.
Rimane infine il pianto triste e sconfortato per non essere riusciti a far uscire fuori il bene necessario, ma anche l'impulso a perseverare. Ogni memoria svanisce del tutto solo se non si ricorda l'odore.
Fatica, dolore fisico, esercizio alla sopportazione diventano forme di una sorta di emancipazione-espiazione collettiva, quindi punto di partenza della mente verso la libertà.
Essere artista significa innanzitutto assumere il fardello della colpa, riconoscere dentro di se l'origine del male, interrogare e interrogarsi e lottare contro la rimozione della storia.
Balkan Baroque è il modo unico e di assoluto rigore che la Abramovic ha trovato per raccontare a uomini senza memoria che quanto è successo è una colpa di cui per sempre resteremo macchiati.

Secondo molti, questa non è arte. Ma, che la si voglia considerare arte o meno, di sicuro fa riflettere: e in questo senso, Marina Abramovic ha ben raggiunto il suo obiettivo. 

Si possono evitare gli e/orrori commessi? Si, con un po di ragione. Ma la ragione da sola non basta se non è affiancata da una solida immaginazione. E allora si che si può immaginare un mondo diverso.

In un mondo lacerato, in un mondo che si ostina a fare la guerra, in un mondo in crisi economica e sociale, in un mondo che sempre più spesso fa paura e toglie aria ai nostri sogni, abbiamo bisogno di tornare a immaginare  un diverso modo di vivere e di rapportarci gli uni con gli altri. A ricordarci quanto sia fondamentale tornare a immaginare e ad essere consapevoli che l’attuale stato delle cose non sia l’unico possibile...........

 Immagina. Nessun inferno sotto i piedi, sopra di noi solo il cielo“.  “Immagina non ci siano paesi. Niente per cui uccidere e morire e nessuna religione“.
 Immagina un mondo senza possessi, senza necessità di avidità o fame – immagina tutta le gente condividere il mondo intero“. “Puoi dire che sono un sognatore ma non sono il solo“.
Immagina tutte le persone condividere ........

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Non vi è nulla di più astratto del reale!

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