domenica 15 ottobre 2017

L'ossessione di Bacon – Pt. I

Mi nacque un’ossessione. E l’ossessione diventò poesia.
(Alda Merini)

Il potere è conoscenza. E i peccati del passato ogni uomo finisce per ripeterli nel futuro. E' come Dio l'uomo, non cambia mai. Ma avere la conoscenza non basta. Per essere più potenti degli altri bisogna avere la conoscenza per primi. Cardinal Voiello (The Young Pope)

Studiare molto è uno dei cammini che conducono all’originalità; uno è tanto più originale e peculiare quanto più conosce ciò che gli altri hanno fatto.

 

Ho sentito per la prima volta citare Francis Bacon in occasione di un intervista all'avvocato Gianni Agnelli. Il giornalista chiese all'avvocato cosa pensasse della mostra sull'Arte Povera che aveva appena visitata. Risposta: “Che divle, questa non è atte impottante. Francis Bacon è atte impottante”. Ammetto che quella frase mi sconcertò, (non per la pronuncia “aristocratica”) e allo stesso tempo scatenò le mie fantasie.
A quel tempo non ne sapevo nulla, ma ricordo l'episodio poiché l'omonimia con il filosofo inglese aveva attratto la mia attenzione. Di cosa poteva trattarsi? Sicuramente di una pittura eccezionale. Ma chi poteva essere mai questo Francis Bacon, la cui arte eclissava completamente quanto si produceva in quel momento?  Cosa aveva aggiunto al mondo dell'arte, pigmenti sconosciuti, rossi magnifici o azzurri di incomparabile bellezza? Per me la pittura era innanzitutto colore. Non sapevo nulla di Bacon ne dei suoi quadri e per questo rimasi sbalordito dal fatto che fosse considerato tra i più grandi pittori di sempre. Doveva trattarsi di un genio, senza alcun dubbio. Consultai un  manuale d'arte, ma curiosamente le poche immagini riferite a Bacon erano in bianco e nero e ciò che lessi nel testo non mi aiutò per niente: “Bacon si sofferma sullo studio della figura umana, attraverso la rilettura critica di Velasquez e di Rembrandt, e della fotografia. La condizione umana viene mostrata attraverso una pittura apparentemente tradizionale, che descrive una realtà sofferente delimitata da uno spazio chiuso”. Non feci altre ricerche, non ebbi la curiosità di approfondire l'argomento dello sconosciuto Bacon.
Insomma il mistero della grandezza di Bacon perdurò fino a quando, alcuni anni dopo, all'età in cui si è studenti curiosi di tutto e si prova gusto a sfogliare senza una ragione qualsiasi cosa capita sottomano, mi imbattei per caso in un volume usato, una monografia, che riportava in copertina “Studio dal ritratto di papa Innocenzo X di Velasquez" dipinto da Bacon. Comprai il libro; lo lessi. Il ritratto di Innocenzo X, scoprii, era diventata una vera e propria fissazione per Francis Bacon.

L'operazione di rifare un quadro (D'apres) è molto in voga nel mondo dell'arte, in tutti i campi. Cosi un regista rigira un film e fa un remake; un musicista rielabora una melodia...etc.... Si tratta in sostanza di una rielaborazione da parte di un artista dell'opera di un altro artista, cui esplicitamente si rifà riproducendola o imitandola, in tutto o in parte, più o meno esattamente, in base al proprio stile e alle proprie finalità artistiche. Ne risulta un'opera del tutto nuova e diversa da quella imitata con cui condivide l'ispirazione e il soggetto.  Il D'après è, solitamente, un modo con cui un artista rende omaggio ad altri artisti del passato, riconosciuti come propri maestri e fonti di ispirazione. Spesso perché quella opera piace tanto da essere considerata fondamentale per la propria arte, in altri casi invece diventa una vera e propria passione, al punto da considerarla una opera propria fatta da un altro.
Francis Bacon è letteralmente ossessionato dal ritratto di Velasquez, al punto che realizza 45 studi sulla figura di Innocenzo X.
Si racconta che trovatosi a Roma, rifiutò di entrare nella galleria Doria Panphili, temendo il contatto col dipinto di Velasquez.
E' Bacon a dire “ho pensato che fosse uno dei più grandi dipinti dell'arte mondiale, e l'ho usato in modo ossessivo. E ho tentato, con scarso, scarsissimo successo, di farne delle registrazioni: registrazioni distorte. Rimpiango di averlo fatto, perché ritengo che siano molto stupide...perché penso che quel dipinto  fosse qualcosa di assoluto e che non fosse possibile fare niente di più al riguardo”.
Ancora Bacon: “per quanto riguarda i papi, la religione non c'entra assolutamente: sono piuttosto frutto di un ossessione per le riproduzioni fotografiche dell'Innocenzo X di Velasquez...uno dei più grandi ritratti mai realizzati...compero un libro dopo l'altro con dentro la riproduzione di quel dipinto”. 
Un ossessione è un ossessione e come tale va rispettata!
To be continued....

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Non vi è nulla di più astratto del reale!

Tutto ciò che c'è c'è già. Allora nei miei pezzi che si fa? Renderò possibile l'impossibile fino a rendere possibile la realtà...