“John Cage si vanta di aver introdotto il
silenzio nella musica. Io mi vanto di aver introdotto l’ozio nell’arte".
Marcel Duchamp
Le cose appaiono diversamente - se cambi punto di vista - la rotazione diventa rivoluzione!!!
1917.
Marcel fa parte della giuria dell'Harmory Show a New York. All'esposizione, cosi
annunciavano i manifesti pubblicitari,
potevano partecipare tutti:
bastava pagare pochi spiccioli e si veniva catapultati nel mondo
dell'arte, la tua opera era in mostra.
In
passato Duchamp aveva avuto qualche noia dall'ambiente artistico a causa del suo Nudo che
scende le scale, un dipinto oggi considerato un capolavoro, ma
che al tempo viene respinto dal Salone degli Indipendenti. Si trattava di un semplice manichino in movimento, dipinto come una cronoimmagine, con varie posizioni del soggetto in movimento in corrispondenza di diversi momenti temporali.
Niente scandalo, nessun problema apparentemente. Eppure gli fu suggerito da più
parti di cambiare il titolo se voleva esporre, di togliere la parola "nudo" che sapeva troppo di
accademia. Bastò questo per
spingere Duchamp, irritatissimo, a smettere di dipingere, e a nulla servì il
successo che lo stesso quadro ottenne nel 1913 all'Armory Show di New York,
Duchamp non farà mai più dipinti. Si potrebbe insinuare che, offeso a morte
come un bambino viziato cui sia stato detto no per la prima volta, abbia deciso
non solo di non dipingere più, ma di fare di tutto per demolire la pittura
stessa; in un certo senso riuscendoci.
Questo nella Francia delle avanguardie, nel paese che da più secoli era il centro del mondo,
nella Parigi evoluta, nella città lumiere.
Ma
in America? Gli artisti erano davvero pronti al nuovo, era un territorio
vergine pronto a nuovi viaggi. Ma Marcel non era pienamente convinto. E allora
parte la sua sfida, o la beffa come preferisce qualcuno. Espose, con lo
pseudonimo di R. Mutt, un'opera dal titolo Fontana.
E le reazioni non furono diverse da
Parigi. Per la giuria si era toccato il fondo, i critici insorsero indignati e
le polemiche si arroventarono.
Nessuno
andò oltre la semplice e brutale apparenza e l'opera Fontana fu considerata per
la sua "sola forma". Essa
altro non era che un semplice orinatoio rovesciato, di quelli che si usavano di
solito nei gabinetti pubblici.
“Ma chi è questo signor Mutt, che osa
tanto...un semplice provocatore, un insulso volgare e senza alcun senso
estetico. Inutile dirlo, l'opera Fontana, firmata e datata in basso “R. Mutt
1917” non fu mai esposta.
Ma
tutto lascia intendere ad una totale premeditazione di Duchamp, il quale
scrisse agli organizzatori della mostra che rifiutarono di esporre l'oggetto
incriminato:
“L'orinatoio del signor Mutt non è
immorale, non più di quanto lo sia una vasca da bagno. Non ha importanza che il
signor Mutt abbia o meno fatto la fontana con le sue mani. Egli l'ha scelta.
Egli ha preso un articolo usuale della vita, e lo ha collocato in modo tale che
il suo significato utilitario è scomparso sotto il nuovo titolo e punto di
vista e ha creato un nuovo modo di pensare quest'oggetto”.
Qui
sta il senso dell'arte di Duchamp e dell'arte che seguirà.
Arte,
da ora in poi non è più saper fare (nel senso di mostrare competenze manuali o
tecniche), ma SCEGLIERE (operare col puro intelletto, arte come cosa mentale).
Ecco
la più grande rivoluzione della storia dell'arte. Da questo momento in poi, in
questo senso, tutto può diventare arte e chiunque può pertanto essere artista. L'arte
con la A maiuscola è veramente e definitivamente morta.
A
questo punto si possono con facilità spiegare i baffi e il pizzetto che Marcel
aggiunge ad una riproduzione dell Monna Lisa di Leonardo da Vinci (chi è che non
ha fatto una cosa simile, almeno una volta,
da ragazzo, scarabocchiando sulle pagine di qualche testo scolastico).
In basso alla riproduzione scrive L.H.O.O.Q. (lettere che, se sillabate secondo la
pronuncia francese danno origine alla seguente frase - “Elle a chaud au cul”) -
frase gratuita e apparentemente estranea al contesto.
Ma al
contrario di quanto si pensa, Duchamp non vuole prendersi beffa dell'arte del
passato e di Leonardo in particolare; a modo suo, cerca di
darle il giusto onore. Egli infatti, cosi come aveva già fatto con Fontana,
mette in ridicolo gli estimatori ignoranti, saccenti e superficiali, legati
alle convenzioni e alle semplici apparenze.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiomGUxSo9efsvsV202k8ch_W2w4dJdmDVTjyWg4mAZsZ5Bd75Ns2Jc-Vb67vIJl6YohIiH0ihBW346ZpsKwCZ6Hdhb9dRgSl_5MPWbBrA3JmD4U6d_YxB-ri9yQr0eRmt6SABfr-x3vwrU/s400/images+copia.jpg)
Piaccia
o meno la sua arte, si sia d'accordo o no col suo pensiero, una riflessione a
questo punto è doverosa: E se fosse davvero li, nell'acronimo L.H.O.O.Q. la spiegazione del
sorriso della Gioconda?
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