martedì 10 ottobre 2017

Ogni paio di baffi ha la sua storia!!!

“John Cage si vanta di aver introdotto il silenzio nella musica. Io mi vanto di aver introdotto l’ozio nell’arte".
 Marcel Duchamp

Le cose appaiono diversamente - se cambi punto di vista - la rotazione diventa rivoluzione!!!

1917. Marcel fa parte della giuria dell'Harmory Show a New York. All'esposizione, cosi annunciavano i manifesti pubblicitari,  potevano partecipare tutti:  bastava pagare pochi spiccioli e si veniva catapultati nel mondo dell'arte, la tua opera era in mostra.  

In passato Duchamp aveva avuto qualche noia dall'ambiente artistico a causa del suo Nudo che scende le scale, un dipinto oggi considerato un capolavoro, ma che al tempo viene respinto dal Salone degli Indipendenti. Si trattava di un semplice manichino in movimento, dipinto come una cronoimmagine, con varie posizioni del soggetto in movimento in corrispondenza di diversi momenti temporali. Niente scandalo, nessun problema apparentemente. Eppure gli fu suggerito da più parti di cambiare il titolo se voleva esporre, di togliere la parola "nudo" che sapeva troppo di accademia. Bastò questo per spingere Duchamp, irritatissimo, a smettere di dipingere, e a nulla servì il successo che lo stesso quadro ottenne nel 1913 all'Armory Show di New York, Duchamp non farà mai più dipinti. Si potrebbe insinuare che, offeso a morte come un bambino viziato cui sia stato detto no per la prima volta, abbia deciso non solo di non dipingere più, ma di fare di tutto per demolire la pittura stessa; in un certo senso riuscendoci.

Questo nella Francia delle avanguardie, nel paese che da più secoli era il centro del mondo,  nella Parigi evoluta, nella città lumiere.

Ma in America? Gli artisti erano davvero pronti al nuovo, era un territorio vergine pronto a nuovi viaggi. Ma Marcel non era pienamente convinto. E allora parte la sua sfida, o la beffa come preferisce qualcuno. Espose, con lo pseudonimo di R. Mutt, un'opera dal titolo Fontana.

E le reazioni non furono diverse da Parigi. Per la giuria si era toccato il fondo, i critici insorsero indignati e le polemiche si arroventarono.

Nessuno andò oltre la semplice e brutale apparenza e l'opera Fontana fu considerata per la sua "sola forma". Essa altro non era che un semplice orinatoio rovesciato, di quelli che si usavano di solito nei gabinetti pubblici.

Ma chi è questo signor Mutt, che osa tanto...un semplice provocatore, un insulso volgare e senza alcun senso estetico. Inutile dirlo, l'opera Fontana, firmata e datata in basso “R. Mutt 1917” non fu mai esposta.

Ma tutto lascia intendere ad una totale premeditazione di Duchamp, il quale scrisse agli organizzatori della mostra che rifiutarono di esporre l'oggetto incriminato:

L'orinatoio del signor Mutt non è immorale, non più di quanto lo sia una vasca da bagno. Non ha importanza che il signor Mutt abbia o meno fatto la fontana con le sue mani. Egli l'ha scelta. Egli ha preso un articolo usuale della vita, e lo ha collocato in modo tale che il suo significato utilitario è scomparso sotto il nuovo titolo e punto di vista e ha creato un nuovo modo di pensare quest'oggetto”.

Qui sta il senso dell'arte di Duchamp e dell'arte che seguirà.

Arte, da ora in poi non è più saper fare (nel senso di mostrare competenze manuali o tecniche), ma SCEGLIERE (operare col puro intelletto, arte come cosa mentale).

Ecco la più grande rivoluzione della storia dell'arte. Da questo momento in poi, in questo senso, tutto può diventare arte e chiunque può pertanto essere artista. L'arte con la A maiuscola è veramente e definitivamente morta.

A questo punto si possono con facilità spiegare i baffi e il pizzetto che Marcel aggiunge ad una riproduzione dell Monna Lisa di Leonardo da Vinci (chi è che non ha fatto una cosa simile, almeno una volta,  da ragazzo, scarabocchiando sulle pagine di qualche testo scolastico). In basso alla riproduzione scrive L.H.O.O.Q. (lettere che, se sillabate secondo la pronuncia francese danno origine alla seguente frase - “Elle a chaud au cul”) - frase gratuita e apparentemente estranea al contesto.

Ma al contrario di quanto si pensa, Duchamp non vuole prendersi beffa dell'arte del passato e di Leonardo in particolare; a modo suo, cerca di darle il giusto onore. Egli infatti, cosi come aveva già fatto con Fontana, mette in ridicolo gli estimatori ignoranti, saccenti e superficiali, legati alle convenzioni e alle semplici apparenze.

Piaccia o meno la sua arte, si sia d'accordo o no col suo pensiero, una riflessione a questo punto è doverosa: E se fosse davvero li, nell'acronimo L.H.O.O.Q.  la spiegazione del sorriso della Gioconda?

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Tutto ciò che c'è c'è già. Allora nei miei pezzi che si fa? Renderò possibile l'impossibile fino a rendere possibile la realtà...