martedì 19 dicembre 2017

In cammino …. ed è subito sera!

Non so dove sto andando
ma so che ci sto andando


La banconota svizzera da 100 franchi, tutt’ora in circolazione, è dedicata allo scultore elvetico Alberto Giacometti. Su un lato, infatti, troviamo l’effigie dell’artista svizzero, mentre sul lato opposto vi è raffigurata quella che è forse una delle sue opere più rappresentative, l’Uomo che cammina.
Giacometti si sarebbe fatta una delle sue rarissime risate se avesse saputo che una delle sue opere fosse stata riprodotta su della cartamoneta.

Spogliata di tutto, ridotta ad una sincerità estrema, questa figura mostra un’arte che si è tolta tutto di dosso pur di arrivare ad aderire alla vita. Ogni enfasi è annullata, è fatta tacere. Non ci sono piedistalli, nessuna base; è una figura senza un luogo d'origine, senza tempo alcuno (è un giovane, è un vecchio?)  una figura in cerca di un qualcuno o di un qualcosa.
Ma dove va quella figura lunga, quale è la sua meta. Si sa solo che va in una certa direzione, che continua il suo cammino. Già …… ma perché? E soprattutto che vuol dire, che senso ha questo suo continuo incedere? Probabilmente se potessimo chiederglielo, risponderebbe “non lo so, so soltanto che devo andare”. Cammina …. cammina …. cammina …. Cammina. State oservando con attenzione? Ebbene? Francamente non vedo nulla di nuovo o di diverso……Esatto, non c’è nulla di nuovo ne di diverso. Noi con lui stiamo girando in tondo ….. l’uomo che cammina non ha mai fatto altro che ripetere innumerevoli volte lo stesso percorso. Ma perché? Si può sapere cosa significa? Credo che questo suo girare in tondo senza mai fermarsi sia il segno di qualcosa, di un tornare all’origine, al principio! Come il giro vizioso della banconota su cui è riprodotta, che passando di mano in mano, rimanda al destino dell’uomo …….. osservate l’incedere della nostra figura, del nostro uomo, osservate con quanta forza, con quanta tenacia mette un piede davanti all’altro. Non è forse questa la vita di ogni giorno di tutti, degli uomini e delle donne? O meglio non è forse questa l’essenza di ciò che ci coinvolge? Di quello che noi riconosciamo come umani? Quale è il senso del nostro viaggio? Viaggiare? 
Un grandissimo poeta “Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”.
Giacometti/Quasimodo sottolinea la condizione di solitudine esistenziale dell’uomo chiuso in una situazione di tragica incomunicabilità. Ogni uomo (ognuno) non riesce a comunicare veramente con nessuno e quindi è tragicamente estraneo in questo mondo di cui stupidamente ritiene di essere il centro (cuor della terra). La speranza e l’illusione di felicità è dolorosa (trafitto) perché la breve felicità dell’uomo è rapidissima, destinata a scomparire in brevissimo tempo per il succederle immediato della “sera” (ed è subito sera). Il poeta/l’artista allude alla transitorietà della vita, oscillante tra dolore e speranza di felicità.

Parafrasando Pessoa: Camminare? Per camminare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. Se immagino, vedo. Che altro faccio se cammino? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire.
 Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
“Qualsiasi strada, ti porterà in capo al mondo. […] in realtà il capo del mondo, come il suo inizio, è il nostro concetto di mondo. E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo come vedo gli altri. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori.


Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina. Nel camminare un uomo procede eretto, come deve essere un uomo, sulle proprie gambe, sotto il suo potere. Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.

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