domenica 19 novembre 2017

Al fin della licenza io non perdono e tocco!


Senza ambiguità non c’è letteratura

Il buon osservatore è chi non guarda quasi nulla.
Un osservatore riflessivo è innanzitutto chi sa quali opere non vedere; è colui che sa dire, "non l’ho visto e non mi piace". Un osservatore ideale potrebbe essere un tale che non guarda quasi nulla.
Pur non essendo un buon osservatore, non riesco a non identificarmi in questo tipo ideale. La capacità di dire non l’ho visto e non mi piace fa parte della formazione indispensabile di chiunque.
Ad esempio, io non ho visto la nuova stazione della fermata della metropolitana nel campus universitario di Monte Sant’Angelo di Anish Kapoor e non mi piace.


Mi riconosco in questo: l’osservatore attento e curioso è un tale che non guarda quasi nulla. Può forse definirsi osservatore uno che analizza decine di architetture in un mese? O uno che conosce a memoria "Le architetture dell’antica Grecia"? O un altro, dotato di una memoria eidetica, in grado di descrivere qualsiasi opera vista?  No, questi non sono osservatori: questi sono sapienti, studiosi. L’osservatore che si diletta invece è libero ed esprime la sua libertà riservandosi il sottile piacere di non guardare quando non è il caso di farlo!!!!
Non mi piace il titolo che le hanno appiccicato (stazione vulva) e ha un ingresso terribile. E poi c’è la mia fissa che ogni opera vada letta come un romanzo. Ebbene, io non leggerei mai un libro con una copertina così, che è poi lo stesso motivo per cui non ho mai letto tanti altri libri, che istintivamente non mi piacciono. Alcune cose dovrebbero destare interesse, riguardano il mio mondo e questo sarebbe un buon motivo per leggerle, ma alcune cose proprio non mi piacciono, quindi non le leggerò. Allo stesso modo non leggo molti altri libri che non mi piacciono, in piena libertà. 
In questo caso poi sarebbe cimentarsi con il leggere le labbra. LE GRANDI LABBRA!!!
Alle numerose polemiche suscitate già in fase di progetto, le autorità risposero: “VE LA FAREMO VEDERE NOI!
 
“È un enigma che non voglio svelare. È brutta, laida, percorsa nei due sensi ….. fa schifo. Non ha una forma definita, è un buco slabbrato, un vuoto, però è un'essenza. Ma senza questo oggetto inqualificabile, l'erotismo non sarebbe possibile.” "Però non posso dare un giudizio preciso senza darle prima uno sguardo", ha replicato qualcuno. D'accordo.
Non sono un ginecologo ma le darò un'occhiata!
Completamente diverso (anche se assai vicino) è invece “Descent into Limbo”, un cerchio nero assoluto, scurissimo, che apre un vuoto nel pavimento. Un buco nero! Non l'ho visto, però mi piace!



L’opera, crea una sorta di “spaesamento concettuale”. Si resta magnetizzati di fronte a questo buco a tal punto da non poter staccare lo sguardo. Kapoor ci spiazza perché completamente ambiguo, non chiaro. Ci dice che la realtà non è esattamente quello che appare, ma è sfuggente e inafferrabile. Ci confonde e ci disorienta, ci fa ragionare su l’instabilità e sull’incertezza, sull’inizio del mondo, sull’origine e ci porta a vagare verso ciò che non ha fine ne inizio e verso le viscere più profonde. È un buco che non si riesce a osservare! Qui la sua poetica moltiplica ed approfondisce i riferimenti duplici, le forze contrarie, le contraddizioni tra il mondo percepibile ed il pensiero astratto. “Luce e ombra, negativo e positivo, maschio e femmina, fisico e intangibile, interno ed esterno, pieno e vuoto, ordine e disordine. Oh, straziante meraviglia del creato, oh quanta bellezza!!!!!!!
Tanta bellezza, e poi ti accorgi che è nulla, un buco e basta.
Il bello dei doppi sensi 
è che significano una cosa sola!

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